Beovulf, poema epico anglosassone del vii secolo
Tinker's Review
Grion’s Translation
Beovulf, poema epico anglosassone del vii secolo, tradotto e illustrato dal Dott. Cav. Giusto Grion, Socio Ordinario.
In Atti della Reale Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti. Tomo XXII. Lucca: Tipografia Giusti, 1883. 8o, pp. 197–379.
In the Italian text, all apostrophes are spaced as in the original.
Contents.
Full discussions of (1) Mito; (2) Storia; (3) Letteratura. The latter is a fairly complete bibliography of what had been done on Beowulf up to this time.
Author’s Preliminary Remarks.
‘Il poema consiste di 3183 versi fra cui alcuni in frammenti che noi abbiamo cercato di completare senza alterare lettera del testo. Una mano recente lo ha diviso in 43 canti, detti in ags. fitte; ne notiamo il numero anche nella versione. I versi che il Müllenhoff reputa interpolati, sono disposti in linee rientranti; quelli attributi ad A portano di più questa lettera nella versione nostra interlineare, che segue la parola del testo in maniera da mantenervi anche la sintassi, e sì che nessuna parola d’un verso prenda posto in un’ altra riga. Le parentesi quadre [ ] segnano nel testo riempiture di lacune. Nella versione sono queste segnate per lettere corsive.’ —Prefazione, p. 251.
Texts Used.
The translator makes use of all the texts and commentaries that had appeared up to his time, and even goes so far as to emend the text for himself (cf. lines 65, 665, 1107, 2561, 3150).
The Notes are rather full. They are sometimes merely explanatory; sometimes there are discussions of the MS. readings, of proposed emendations, of history, myth, &c.
Method of Translation.
The translation is literal; the medium an imitative measure of four principal stresses, varied occasionally by the expanded line. The diction is simple.
VIII.
Hunferd disse, il nato di Eclaf,
500che a’ piedi sedea del prence de’ Schildinghi,
sbrigliò accenti di contesta—eragli la gita di Beóvulf,
del coraggioso navigatore, molto a fastidio,
perchè non amava, che un altro uomo
vieppiù di gloria nell’ orbe di mezzo
505avesse sotto il cielo che lui stesso—:
‘Sei tu quel Beóvulf, che con Breca nuotò
nel vasto pelago per gara marina,
quando voi per baldanza l’acque provaste,
e per pazzo vanto nel profondo sale
510la vita arrischiaste? nè voi uomo alcuno,
nè caro nè discaro, distorre potè
dalla penosa andata, quando remigaste nell’ alto,
la corrente dell’ oceano colle braccia coprendo
misuraste le strade del mare, colle mani batteste,
515e scivolaste sopra l’astato. Nelle onde del ghebbo
vagavano i cavalloni d’inverno: voi nel tenere dell’ acqua
sette notti appenàstevi. Egli nel nuoto ti superò,
ebbe più forza. E al tempo mattutino lo
portò suso il flutto verso la marittima Ramia
520donde ei cercò la dolce patria,
cara a sue genti, la terra dei Brondinghi,
il vago castel tranquillo, ov’ egli popolo avea,
rocche e gioie. Il vanto intero contro te
il figlio di Beanstan in verità mantenne.’
The present writer cannot attempt a literary criticism of the translation.
In purpose and method this version may be compared with that of Kemble1 and of Schaldemose2. In each case the translator was introducing the poem to a foreign public, and it was therefore well that the translation should be literal in order that it might assist in the interpretation of the original. There has been no further work done on the poem in Italy3.
While the verse is not strictly imitative in the sense that it preserves exactly the Old English system of versification, it aims to maintain the general movement of the original lines. The four stresses are kept, save where a fifth is used to avoid monotony. These ‘expanded lines’ are much commoner in the Italian than in the Old English.
3. Of a work by G. Schuhmann, mentioned by Wülker in his Grundriss, § 209, I can ascertain nothing.